Harry Potter: Ufficio Misteri – Parte 2 – Sulle tracce delle idee alternative di J.K. Rowling per la saga

“Da questo momento in poi, lasceremo le salde fondamenta dei fatti e viaggeremo insieme attraverso le torbide paludi della memoria per addentrarci nel folto delle più audaci congetture.”
– Albus Silente, Harry Potter e il Principe Mezzosangue

Mai citazione fu più azzeccata di questa.
Benvenuti, streghe e maghi, al secondo articolo della serie “UFFICIO MISTERI” dove noi di Portus, così come dei giovani Silente in erba, ci addentriamo nel folto della memoria tra interviste, notizie passate in sordina e registrazioni di conferenze stampa al fine di scoprire i retroscena e le primissime intenzioni avute da J.K. Rowling per la stesura dei suoi sette romanzi capolavoro.

Cosa sarebbe successo se Jo avesse mandato in stampa alcuni capitoli o diverse sottotrame così come inizialmente concepiti? Noi, dati e fonti verificate alla mano, cerchiamo di trarre assieme a voi le nostre conclusioni. Qualora abbiate perso la prima parte, potete trovarla qui

Più i protagonisti della nostra storia preferita crescono, più il tono dei romanzi matura. Più ci immergiamo nella lettura, più familiarizziamo col mondo immaginato da quella giovane donna inglese in un treno diretto da Manchester alla stazione King’s Cross di Londra in quel lontano 1990. Impariamo quindi a conoscere lo stile di vita dei maghi e delle streghe, apprendiamo le funzionalità di diversi artefatti stregati, comprendiamo la pericolosità di numerose creature fantastiche e ci innamoriamo di quei personaggi che a fine lettura faranno per sempre parte della nostra esistenza: un aspetto della vita ad Hogwarts che da sempre mi affascina è, ad esempio, il Cappello Parlante.

Vuoi perché un tempo appartenuto al valoroso Godric Grifondoro, vuoi per la potenza intrinseca di un oggetto incantato da quattro dei più grandi stregoni della loro epoca, il Cappello ha sempre suscitato in me una strana curiosità. Curiosità che ho intenzione di appagare fornendovi diversi dettagli assai succulenti e qualche speculazione in merito.

Com’è nata l’idea dello Smistamento? Come è plausibile immaginare, il Cappello Parlante non è stata l’intuizione più immediata di J.K. Rowling, così come apprendiamo a pagina 106 del libro Harry Potter – A History of Magic, dove è stata pubblicata una pagina del taccuino sul quale l’autrice era solita appuntare le più disparate idee in fase di elaborazione.

Grazie a questo libro (benedetti i più consunti slip di Merlino, hanno dato alle stampe un tesoro!) sappiamo infatti che agli esordi erano diversi i metodi papabili per una cerimonia dello Smistamento efficace e avvincente, sebbene mi viene difficile immaginare alcuni futuri sviluppi di trama se non avessimo avuto in gioco quel logoro copricapo.

L’idea iniziale comprendeva delle statue: nel salone d’ingresso avrebbero preso vita le statue dei quattro fondatori e avrebbero selezionato gli studenti con le caratteristiche a loro più affini. Scartata l’idea delle statue avremmo invece potuto leggere di un comitato di fantasmi pronti a dividere gli studenti in quattro gruppi, o ancora una serie di indovinelli che ogni neo arrivato avrebbe dovuto risolvere così da esplicitare le proprie qualità o semplicemente una selezione arbitraria ad opera dei Prefetti.Hogwarts_PM_TheGreatHall_Moment

Come siamo arrivati, quindi, alla scelta di un cappello stregato dai quattro fondatori? Ce lo dice proprio J.K. Rowling in persona attraverso un articolo pubblicato su Pottermore il 10 agosto 2015.

“Alla fine, ho scritto una lista dei metodi con i quali è possibile scegliere le persone: ambarabà ciccì coccò, pesca la cannuccia più corta, la scelta dei capitani, nomi estratti da un cappello… nomi chiamati da un cappello che parla… indossare un cappello… il Cappello Parlante.”

Cosa sappiamo, però, oltre quanto riportato dai libri? Sappiamo che almeno fino al 1999 il Cappello avrebbe dovuto giocare un ruolo più importante nello sviluppo della trama e che, cito testualmente, “riguardo il Cappello Parlante c’è dell’altro rispetto a quanto avete letto nei primi tre libri. I lettori scopriranno cosa diventa il Cappello Parlante nei libri futuri”.

Dichiarazione interessante, non trovate? Soprattutto se si pensa che alla fine l’azione più interessante commessa dal Cappello è stata quella di far materializzare al suo interno la Spada di Grifondoro così da permettere a Neville di uccidere l’Horcrux/Nagini. Ma cosa sarebbe potuto succedere? Risposte certe non ne avremo probabilmente mai, ma possiamo speculare e a mio avviso le possibili soluzioni, concepite con il senno di poi e con un’ottica di sviluppo complessiva della trama (a meno che la Rowling non abbia cambiato all’ultimo le carte in tavola, ma ho i miei dubbi) sono le seguenti:

  1. Il Cappello si sarebbe rivelato un Horcrux. Nel sesto romanzo apprendiamo come Voldemort sia alla ricerca di artefatti appartenuti ai fondatori per renderli “contenitori” di alcuni frammenti della sua deplorevole anima mutilata. Non avendo messo mano alla Spada di Godric, che in favor di trama sarebbe servita proprio per distruggere tali feticci di magia oscura, avrebbe potuto ripiegare sul Cappello. Purtroppo non ci è dato sapere né quando, né come, visto che la storia ufficiale prevede che Riddle sia entrato ad Hogwarts col pretesto di chiedere a Silente di riservargli la cattedra di Difesa Contro le Arti Oscure al fine di nascondere il Diadema di Corvonero e di cercare altri oggetti accattivanti. Sappiamo però che la sua richiesta viene rifiutata da Silente e che Voldemort entrerà di nuovo a scuola sulle sue gambe solo dopo la morte del preside. Viene spontanea però una riflessione. Se il Cappello fosse stato un Horcrux, come avrebbero fatto le diverse generazioni di studenti che sono passate sotto le sue falde a non subirne la tipica influenza distruttiva (vedasi Ginny posseduta dal Diario o Ron, i cui sentimenti di astio e frustrazione vennero amplificati dal Medaglione)? E come avrebbe fatto Silente a non accorgersene, nonostante l’avesse avuto per decenni nell’ufficio con lui? Mi viene da credere che ai tempi della dichiarazione sopra riportata, Jo non avesse ancora elaborato appieno ogni dettaglio della questione Horcrux e che abbia cambiato le sue intenzioni con il procedere della storia e il delinearsi degli aspetti più oscuri;
  2. Il Cappello avrebbe detto a Harry che al suo interno risiedeva un frammento dell’anima di Riddle. L’unica prova a supporto della mia tesi la si può riscontrare nel Capitolo 12 de La Camera dei Segreti. Harry è da solo nell’ufficio di Silente dopo aver trovato il corpo pietrificato di Justin Finch-Fletchley, e vista la sua abilità appena scoperta di Rettilofono, visti i suoi dubbi, decide di indossare di nuovo il Cappello. Il Cappello dice a Harry di aver avuto difficoltà nel metterlo nella Casa giusta, ma resta fermo sul fatto che sarebbe stato benissimo anche tra i Serpeverde. Col senno di poi sappiamo che questo accade perché dentro di sé Harry ha un briciolo di Lord Voldemort, eppure questa scena, messa così, deve pur significare qualcosa. La Rowling ha sempre dosato col contagocce la mole di informazioni da far metabolizzare ai fan e non credo che abbia inserito questo momento a caso. Certo, il breve dialogo tra Harry e il Cappello è di servizio allo sviluppo del personaggio di Potter, a instillare in lui i dubbi che lo porteranno alla scoperta della Camera dei Segreti, ma… tutto qui? E se invece dovesse trattarsi del preludio di una rivelazione ben più importante a cui avremmo dovuto assistere nel libro finale? Se tutto ciò fosse stato un indizio che si sarebbe rivelato importante solo alla fine? Dopotutto nessun libro si lega alla storia degli Horcrux e dei frammenti dell’anima di Voldemort come questo, e per ovvie ragioni: non solo qui incontriamo per la prima volta il Diario ma assistiamo anche ad uno scambio chiave tra Silente e Harry nel Capitolo 18, dove il giovane Grifondoro chiede al preside se veramente Riddle abbia messo un pezzetto di sé dentro di lui e Silente stesso dice di sì! Personalmente reputo ben più significativo che Harry scopra tutto questo mediante i ricordi di Severus Piton, ma non vedrei l’ora di leggere un “capitolo fantasma” dove l’informazione gli viene data dal Cappello Parlante nel bel mezzo della Battaglia di Hogwarts!

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Un altro personaggio che fa prepotentemente il suo esordio nel secondo volume (e di cui non sentiremo mai più parlare) è sì senziente e animato, ma non di carne ed ossa: un roboante motore ne sostituisce il cervello, un clacson prende il posto della voce. Sto ovviamente parlando della Ford Anglia volante di Arthur Weasley.

L’automobile arriva direttamente dal passato di J.K. Rowling, ed era la macchina del suo migliore amico ai tempi dell’adolescenza Séan P.F. Harris, lo stesso a cui la scrittrice ha dedicato il romanzo in questione.

L’auto è di servizio alla trama e sarà poi un importante deus ex machina (giuro che il gioco “automobile/machina” non è voluto) nella fuga dall’acromantula Aragog e dai suoi figli, per poi finire di nuovo nella Foresta e non tornare mai più. Ma siamo sicuri che erano queste le intenzioni primordiali della Rowling? A quanto pare no, perché come dichiarato dall’autrice nella chat organizzata da Barnes&Noble.com nel settembre del 1999 “sentirete ancora parlare dell’auto del Signor Weasley, ma ancora una volta non vi dirò in che modo”.

Sono onesto, non ho teorie in merito e posso solo azzardare le più inverosimili delle ipotesi: la Ford Anglia avrebbe potuto salvare Harry e Hermione dalle grinfie di Dolores Umbridge nel quinto libro, per poi scortare parte dell’Esercito di Silente a Londra per salvare Sirius. Ma come avrebbero trovato la strada per Londra? Le automobili non hanno un ottimo senso dell’orientamento, i Thestral sì. Un’altra idea che mi viene in mente è che la macchina avrebbe potuto partecipare alla Battaglia di Hogwarts assieme ai centauri, Grop e il resto della banda, per quanto ironicamente grottesco questo possa apparire (un incidente d’auto? Un incidente d’auto ha ucciso Lily, James Potter e Voldemort? Ok, la pianto).

L’automobile però avrebbe potuto farci scoprire una visione alternativa di uno dei luoghi più affascinanti del mondo potteriano: il Lago di Hogwarts. Come si può leggere in un altro estratto originale di Pottermore, anch’esso pubblicato il 10 agosto 2015, all’inizio il Lago era concepito diversamente e ancora una volta mi viene da chiedermi come sarebbe stato se il capitolo dell’arrivo a scuola a bordo dell’Anglia fosse andato alle stampe così come inizialmente pianificato.

La Rowling aveva pensato il Lago non solo come riserva acquatica per numerose specie marine, ma anche come un portale o una via magica per arrivare in altri luoghi. Le sue primarie intenzioni attribuivano anche un ruolo di maggior rilevanza al popolo dei Maridi e avrebbe voluto presentarli a noi lettori, così come a Harry e Ron, proprio in quel frangente. A detta sua, però, lo scontro col Platano Picchiatore le è sembrata una scelta più efficace, portandola poi a cambiare i piani per il Lago e per le sottotrame ad esso legate. È comunque interessare come il concetto di acqua/portale sia comunque rimasto nella saga, dove grazie alla nave di Durmstrang apprendiamo che con la giusta dose di stregonerie qualora dovessimo viaggiare per vie acquatiche potremmo prendere delle scorciatoie verso altri fiumi o mari.

LAGO

Ne La Camera dei Segreti, benché non incontriamo nessuna creatura marina, facciamo la conoscenza con numerose altre creature. Una tra tante è Fanny (o Fawkes, come nell’edizione inglese), la fenice di Albus Silente. Fanny è molto importante in diverse occasioni assai spettacolari, dal trionfale arrivo nella Camera contro il Basilisco, alla fuga di Silente nel quinto volume. Il suo arco narrativo si completerà nel penultimo romanzo con la morte del preside: con un ultimo commovente canto lui (perché sì, è un esemplare maschio di fenice) vola via dai territori di Hogwarts.
O no?
La mia smodata passione per la saga (c’è chi la definirebbe una malattia, ma giuro che ho un lavoro, una fidanzata e una ricchissima vita sociale) mi ha portato ad incrociare due differenti dichiarazioni della Rowling rilasciate una a distanza di quattro anni dall’altra.
In un’intervista del 2001 organizzata da Raincoast Books, viene chiesto a Jo se avesse intenzione di affidare a Harry un cucciolo di drago. Lei, dal canto suo, le risponde così: “Non si può addomesticare un drago, checché ne pensi Hagrid. È semplicemente impossibile. Perciò no. Lui è dotato di maggior buonsenso. Potrebbe però avere un altro animale da compagnia ad un certo punto, ma al momento non ti dirò di più.”

Il che sarebbe stato certamente enigmatico, se però nel 2005 non avesse dichiarato quanto segue:

“Non risponderò riguardo il suo ruolo [di Fanny, NdA] nei prossimi libri, poiché ti rivelerebbe un grosso indizio. […] Quando Harry ha visto l’ufficio di un precedente preside ha visto quello di Dippet e Fanny non era là allora. Fanny appartiene a Silente, non a Hogwarts.”

Mettendo le due dichiarazioni a confronto, il quadro che ne esce mi sembra abbastanza chiaro: secondo me la Rowling aveva intenzione di affidare la fenice a Harry nell’ultimo libro così da poterlo aiutare nella caccia agli Horcrux e nella battaglia finale.

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Il fatto che lei rimarchi che appartenga a Silente, che ne indichi la possessione, mi fa pensare che forse nei suoi piani c’era in progetto di inserire Fanny nel testamento di Albus Silente. Sono però felice che non l’abbia fatto: la fenice avrebbe costituito un’enorme via di fuga, una soluzione a numerosi problemi vitali per la trama del settimo romanzo, privando così del pathos diverse scene come l’insediamento al Ministero per recuperare il medaglione di Serpeverde o la fuga da Villa Malfoy (le fenici possono materializzarsi e smaterializzarsi in condizioni impossibili ai maghi), sarebbe stata un unguento infallibile per ogni tipo di ferita (le lacrime delle fenici hanno poteri taumaturgici) e sarebbe stata un ottimo scudo contro gli Anatemi che Uccidono, essendo creature immortali per loro natura.

Nonostante ciò sarebbe stato interessante vedere dove ci avrebbe portato questa scelta di trama e senz’altro sarei stato curioso di vedere alcune scene da me ipotizzate rappresentate sul grande schermo.

Mi sento in dovere di fare però l’avvocato del diavolo e di leggere la citazione del 2001 sopra riportata ma con un’altra ottica. Effettivamente Harry sarà in possesso di un altro animale a partire dalla morte di Sirius: sto parlando di Fierobecco. Sirius, nella stesura del suo testamento, affida tutti i suoi averi a Harry, incluso proprio l’Ippogrifo!

Due sono però le riflessioni che ne conseguono, ed entrambe sostengono ancora una volta la teoria secondo la quale non era di Fierobecco che parlava la Rowling: innanzitutto, sebbene Silente dica esplicitamente a Harry che la creatura appartenga ormai a lui, non è mai stata di Sirius. Sirius l’ha “preso in prestito” dai terreni di Hogwarts e l’ha utilizzato per fuggire, ma tecnicamente la bestia resta di Hagrid.

Se anche volessimo infine pensare che in un certo qual modo fosse diventata di proprietà di Sirius, il mio amatissimo archivio viene ancora una volta in soccorso. Nell’intervista post-Doni della Morte andata in onda nel 2007 al Today Show, Jo dice che nei suoi piani iniziali avrebbe voluto uccidere Arthur Weasley anziché l’ultimo rampollo di Casa Black. Ha scelto invece di uccidere Sirius solo a stesura inoltrata del quinto volume (che ricordo essere uscito nel 2003) perché altrimenti Ron avrebbe perso alcune delle caratteristiche giovali che l’hanno sempre reso la spalla comica del trio.

Quindi, in parole povere, ai tempi dell’intervista di Raincoast Books molto probabilmente era ancora intenzionata ad uccidere il Signor Weasley e non avrebbe quindi potuto prevedere che Fierobecco sarebbe finito tra gli averi lasciati in testamento da Felpato a Harry Potter. E ciò ci riporta alla riflessione iniziale, ovvero che molto probabilmente il nuovo famiglio di Harry poteva effettivamente essere Fanny.

Spero che questa incursione nel mio personalissimo Pensatoio abbia soddisfatto alcune delle vostre curiosità e vi abbia lasciato con più domande di quando avete immerso la testa in questo virtuale bacile di pietra. Qualora abbiate domande o curiosità vi invito a scriverle tra i commenti, Portus cercherà di soddisfarle al meglio! Non mi resta quindi che riporre al sicuro nel mio armadietto le fiale dei ricordi collezionate nel corso degli ultimi tredici o quattordici anni, invitandovi al terzo appuntamento!

Scopriremo qualcosa in più sul rapporto tra Lily e Petunia e parleremo dei Malandrini.
Nox!

HARRY POTTER: UFFICIO MISTERI

PARTE 1