La Storia del Principe Mezzosangue tra tagli, censure e potenziale inespresso

Quanto abbiamo atteso in sala, nel lontano 2009, Harry Potter e il Principe Mezzosangue? Quanto ci siamo disperati, tra petizioni e raccolta firme, quando la Warner Bros ha annunciato che l’uscita del film sarebbe slittata di ben 8 mesi per far fronte allo sciopero degli sceneggiatori? Quanto abbiamo atteso di vedere sul grande schermo uno dei colpi di scena più sorprendenti della saga potteriana?

L’adattamento cinematografico di Harry Potter e del Principe Mezzosangue, per questi e molti altri motivi, si faceva portatore di aspettative altissime e, proprio per questo, ha diviso il pubblico ed è uno dei capitoli più controversi della saga e David Yates, nonostante il buon lavoro svolto nel capitolo precedente, è stato bersaglio di alcuni delle critiche più agguerrite da parte dei fan e non solo, anche se, a ben guardare e come spiegheremo, l’ultima parola per progetti così ambiziosi, non spetta certo al regista.

Come sempre è bene sapere e conoscere la realtà delle cose ed esaminare i fatti per poter affrontare un argomento di discussione in maniera costruttiva e, come sempre, le dinamiche e i fatti interni a studios e a macchine produttive colossali come è stata quella della saga di Harry Potter, sono tutt’altro che semplici e scontate.

Andiamo insieme quindi ad analizzare con occhio critico e distaccato il sesto episodio cinematografico della saga potteriana per capire quali problematiche ha dovuto affrontare e perché avrebbe davvero potuto essere uno dei capitoli migliori in uscita al cinema, una delle più grandi occasioni mancate di tutta la saga.

Procediamo per punti. Tutti pronti? LUMOS!

COME SAREBBE POTUTO ESSERE

Vediamo, prima di tutto, come era stato concepito inizialmente il film dal team di produzione, da Yates, dal reparto di concept art e da tutti gli addetti ai lavori.

L’intro del film, inutile negare che sia una delle più poetiche e iconiche, ci da un chiaro segno di ciò che Yates aveva in mente sia a livello registico che di tono iniziale: colori desaturati, Harry accecato dai flash, sul volto ancora i segni dalla perdita di Sirius, Silente al suo fianco, una mano sulla sua spalla pronto ad accompagnarlo e a sorreggerlo verso quello che verrà, forse un autentico richiamo alla scena della Caverna, dove invece il preside si appoggia ad Harry, stremato ma forte della sua presenza “Non ho paura Harry, sono con te”.

Plauso anche all’atmosfera regalata in questo senso dalla fotografia: per Il Principe Mezzosangue ci fu una correzione del colore molto decisa. Il noto direttore della fotografia Bruno Delbonnel diede un nuovo gusto alla pellicola aggiungendo sfocature e “ammorbidendo” alcune parti dell’inquadratura, ma la Warner Bros. chiese a lui e a Yates di cambiare drasticamente lo stile, aggiungendo più colore al film. Yates rispose loro di non voler perdere “l’aspetto molto europeo” che la fotografia di Bruno aveva conferito al tutto quindi, dopo aver corretto le immagini, Yates informò i produttori dei cambiamenti apportati precisando: “non è quello che volevate, ma noi siamo soddisfatti”. Lo studio apprezzò i cambiamenti.

Per la palette di colori e l’illuminazione il regista disse di essersi ispirato ai dipinti e alle atmosfere del grande pittore Rembrandt. Alla fine, difatti, Harry Potter e il Principe Mezzosangue fu l’unico film del franchise a ottenere una candidatura per la Miglior Fotografia agli Oscar.

Tra i concept iniziali, poi, possiamo notare il magistrale artwork di Adam Brockbank che ritrae il funerale di Silente: raccolti attorno alla tomba tutti i protagonisti principali della saga, da Hagrid a Malocchio, dal Ministro della Magia a Lupin e Tonks, proprio come nel libro, in silenzio, raccolti da ogni dove per rendere omaggio al defunto preside.

funerale

In relazione a questo le dichiarazioni di Yates sono state:

Abbiamo inserito e rimosso la scena dallo script continuamente. È stata una questione di ritmo. Leggendo la sceneggiatura arrivi alla morte di Silente e appare qualcosa di definitivo, di commovente. Poi passi alla Sala Grande vuota, con la sua austerità… e ci è sembrato già completo così. E di conseguenza il funerale aveva più a che fare con la cerimonia in sé che con l’uomo che riguardava, sembrava stranamente poco connesso a tutto il resto. A livello di ritmo interno non funzionava. È una scena che adoro, una scena bellissima nel libro… ma che per qualche motivo non funzionava nel film.

Inutile dire, quindi, che la scena del funerale non è stata neanche mai girata. La Warner Bros. deve aver tirato un sospiro di sollievo: riunire tutto il cast per la sequenza, inserire le creature magiche con effetti visivi e quant’altro, sarebbe stato molto costoso. Qualcosa che la produzione non poteva permettersi: si stima che il budget complessivo (spese di promozione escluse) ammontasse a 250 milioni di dollari.

E che dire, infinte, della scena, brutalmente tagliata dal montaggio finale ma fortunatamente inserita nei contenuti speciali, IN NOCTEM? Una panoramica su Hogwarts oramai completamente al buio e sui suoi protagonisti, dalla McGranitt a Ron e Hermione, le nuvole che oscurano la luna regalando giochi di luce e ombra che si riflettono sul volto di Piton che scruta il cielo, conscio di quello che sta per accadere; il cammino di Draco verso il suo destino e la spensieratezza con cui il resto degli studenti vive questo ultimo “attimo di respiro” prima della tragedia, il tutto accompagnato dalla magistrale colonna sonora di Nicholas Hooper, che nel film passa da diegetica ad extra diegetica grazie al coro condotto da Vitious e che ci accompagna tra i corridori del castello.

 

Non c’è che dire, una piccola perla questa scena, una sequenza che da sola ci mostra come sarebbe dovuto essere il film nella sua interezza.

JUST A “TEEN COMEDY”

Non è un segreto che la promozione di questo sesto episodio sia virata dai toni “dark” dei ricordi di Voldemort a quelli più “comici” e da commedia adolescenziali. Qua, probabilmente, l’unica colpa di Yates possiamo dire essere stata quella di adeguarsi alle decisioni di produzione di una major del calibro della Warner Bros e di essersi ritrovato come “un pesce piccolo in un grande mare” con poteri decisionali infinitamente inferiori a quelli della produzione che, ricordiamolo, ha sempre l’ultima parola sul lavoro di qualsiasi regista, a meno che il regista non si autoproduca.

(L-r) RUPERT GRINT as Ron Weasley, JIM BROADBENT as Professor Horace Slughorn and DANIEL RADCLIFFE as Harry Potter in Warner Bros. Pictures’ fantasy adventure movie “Harry Potter and the Half-Blood Prince." NOTE; THIS PHOTO WAS DOWNLOADED BY CONSENTING TO AN AGREEMENT THAT IT WOULD NOT BE USED OUTSIDE THE LOS ANGELES TIMES. WE RECEIVED SPECIAL PERMISSION TO KEEP THIS PHOTO IN OUR DATABASE BEYOND THE STATED 90 DAY RESTRICTION. CAN BE USED ONLY IN EDITORIAL. NO ADS, SALES, ETC. PERMISSION GIVE BY JESSE MESA,WARNER BROS. PHOTO (818) 954-6256.

Queste infatti le sue dichiarazioni ai tempi riguardo l’aspetto più comico del film:

I due David (Heyman e Barron nda) e lo studio (Warner Bros) avevano apprezzato il mio lavoro ancora prima che il quinto film fosse in sala, tanto che mi avevano già chiesto di dirigere il film successivo. Mi dissero: “Vorremmo che fossi tu a dirigere il sesto, la sai girare una commedia?”. Mi sentivo come un attore che voleva a tutti i costi un ruolo e che asseconda ogni genere di richiesta tipo “Sai andare a cavallo? Sai fare l’accento francese?”. Perciò risposti: “Certo che posso fare della commedia!”

E, ancora, sulle motivazioni per cui la Warner ha voluto con forza muoversi verso la commedia:

Il Principe Mezzosangue era il penultimo della serie, ed è stato realizzato con l’intenzione di far rivivere Hogwarts allo spettatore come un normale adolescente, con spensieratezza, per l’ultima volta; focalizzandosi sui triangoli amorosi, pozioni d’amore, partite di Quidditch e lezioni saltate volevamo dare una sensazione di calma prima della tempesta che sarebbe arrivata poi coi Doni della Morte.

Se appaiono chiari (anche se non condivisibili) i motivi per cui la produzione e la Warner si siano mosse verso la commedia, non è però chiaro che tipo di commedia abbiano mostrato: la scrittura di Steve Kloves (sceneggiatore della saga potteriana ad eccezione dei quinto film), infatti, appare molto impacciata e ci ha regalato momenti tra i più imbarazzanti della saga (“Alle sette, è l’ora in cui smonto, mi racconterai di quel fessacchione di Harry Potter” “Hermione ha una bella pelle nella scala delle pelli” “Tutto quello che vuole è sbaciucchiarmi, ho le labbra screpolate, guarda!”), simili a quelli che avevamo già visto nel Calice di Fuoco (“Viktor è più un tipo fisico” “Quello ha più dell’amicizia in mente” “Sai quanto mi piacciono quando camminano” “Quasi tutte le bollicine erano.. sparite”).

Ma questo è un aspetto che approfondiremo magari nel capitolo dedicato all’adattamento.

In conclusione, ci chiediamo: era davvero necessario per uno studio storico come la Warner e per la produzione stravolgere il tono del film e del libro, particolarmente apprezzato dai fan proprio per la sua serietà e scandito dall’alternanza di momenti di forte drammaticità a sprazzi di commedia? È davvero questa la Hogwarts che la produzione pensava si volesse vedere a ridosso della guerra magica? Era davvero questo che si voleva e che ci si aspettava dal capitolo dedicato al “principe mezzosangue”? Avevamo davvero bisogno di più “leggerezza” e soprattutto di “leggerezza” così mal gestita? Dopotutto la Rowling ha inserito molta commedia ben scritta tra le pagine del Principe, se proprio si voleva, si poteva attingere al materiale originale.

 

RATING E… CENSURE!

L’aspetto comedy che le direttive Warner prevedevano ha influito non poco su un altro aspetto decisamente importante della trasposizione cinematografica della saga: IL RATING PG.

Il RATING (il visto censura nell’industria cinematografica, atto a classificare i film in base al loro contenuto e che ne stabilisce il pubblico di riferimento) è un aspetto che le varie case di produzione devono per forza di cose tenere in conto: un RATING PG significa una fascia di riferimento più ampia e più pubblico significa la possibilità di maggiori incassi. La società di RATING informò la Warner che, attenuando, limando e censurando qua e là alcune scene, si poteva aggirare il PG-13 e ottenere invece una classificazione PG. Da qui ne consegue una scelta piuttosto ovvia da parte della Warner e di chi si occupa di produrre e finanziare un film che deve, prima di tutto e per logiche di mercato, incassare almeno il doppio rispetto ai costi di produzione per non risultare un flop al botteghino.

Il Principe Mezzosangue è stato infatti L’UNICO FILM tra quelli più “maturi” della saga (per capirci, dal Calice di Fuoco in poi) ad ottenere un RATING PG (adatto alle famiglie), mentre tutti gli altri capitoli hanno ottenuto un visto censura PG-13 (ossia con alcuni contenuti non adatti ai bambini più piccoli). Questo ha influito tantissimo non solo sul tono generale del film ma anche su cosa è stato mostrato sullo schermo in determinate scene, precedentemente girate da Yates e dal team ma in seguito CENSURATE a livello visivo, nonostante appaiano sullo schermo, vediamo qualche esempio:

  • La distruzione del Millenium Bridge di Londra: un attacco in piena regola ad uno dei monumenti simbolo londinesi e un vero e proprio attentato “al nostro mondo” che sancisce una sorta di “entrata in guerra” e che nel libro scomoda addirittura anche il Primo Ministro Inglese e i Governi Mondiali; pochi sanno che ai tempi delle riprese del sesto film, per l’occasione, sono state girate delle scene spettacolari con numerose persone che cadevano dal ponte e che morivano durante questo attacco… eppure, pur trattandosi di una scena di spettacolare portata, nel film non viene mostrato niente di tutto ciò, non vediamo nessun babbano cadere dal ponte o perdere la vita, anzi, ci viene mostrato il crollo del ponte solo una volta completamente sgombro per poi passare ad una scena (quella di Harry e della cameriera) dai toni decisamente più light per allentare ancora di più la tensione.
  • La violenta scena del Sectumsempra (incantesimo che ricordiamo fende e lacera la carne) è stata appositamente avvolta nella foschia che ne attenua la visione, il colore del sangue è decisamente scurito ed è mischiato all’acqua presente sul pavimento del bagno per rendere meno l’idea del sangue vivo mentre Piton, una volta sul posto, “annulla” l’incantesimo come se niente fosse; nessuno strappo sui vestiti e nessuna cicatrice sul corpo di Draco che dovrebbe essere invece dilaniato da molteplici tagli.

inferi

  • Il concept iniziale degli Inferi, come visto nei numerosi artbook dedicati alla saga cinematografica e nei vari artwork esposti agli studios, mostrava un approccio e un design delle creature decisamente più horror, volti di bambini scavati, segnati dalla morte e simili nell’aspetto a quelli che ritroviamo nei dipinti medievali dedicati alle Danze Macabre, che fungono da vero e proprio memento mori. Inutile dire che il concept è stato addolcito e che nel film veri e propri primi piani di questi esseri infernali sono del tutto assenti. Stesso discorso per Fenrir Greyback che, nel passaggio da concept a riprese è stato decisamente addolcito e appare molto meno animalesco e sanguinario rispetto all’idea originale. 

greyback

  • La stessa morte di Silente è decisamente censurata a livello visivo: non vediamo, nel sesto film, il corpo del Preside colpito dall’Avada Kedavra – inquadratura presente invece nei Doni della Morte, visto il cambio di rating – ma solo la sua caduta, così come non vediamo mai distintamente il cadavere dell’anziano preside “spezzato” a terra, limitando la visione a qualche primissimo piano su particolari dettagli e scelte di inquadratura che ingannano lo spettatore, facendo apparire Silente più addormentato beatamente che morto. Sono piccoli accorgimenti che sicuramente non saltano all’occhio ma che, anche se non ce ne rendiamo conto, influiscono sulla percezione emotiva di ciò che vediamo.

DAL LIBRO AL FILM

Passiamo ad uno degli aspetti più cruciali quando si parla di fenomeni cinematografici di tale portata e con un fandom così colossale e vendite da record del materiale di base cartaceo alle spalle: l’adattamento.

Partiamo col dire e nel sottolineare in cosa consista un BUON ADATTAMENTO CINEMATOGRAFICO: purtroppo per noi fan un buon adattamento non vuol dire “inserire tutto” quello che troviamo nei libri nei corrispettivi adattamenti cinematografici, non ce ne sarebbe tempo, senza contare che libri e film seguono regole di narrazione completamente diverse e, come abbiamo già visto, ciò che funziona nei libri può non funzionare nei film e viceversa. Alcune delle più iconiche scene della saga cinematografica sono frutto dell’immaginazione e del talento dei vari registi e delle loro visioni e, al tempo stesso, molte sottotrame dei libri non erano necessarie ad una fruizione come deve essere per necessità quella cinematografica; ricordiamoci infatti che il compito di UN BUON ADATTAMENTO è quello di RENDERE FRUIBILE IL FILM ANCHE A CHI NON HA LETTO IL LIBRO.

Il Principe Mezzosangue purtroppo pecca anche in questo, con un adattamento pieno di scene aggiunte del tutto irrilevanti ai fini della trama, che mandano in confusione lo spettatore e che rallentano il ritmo del film, e pieno di tagli inspiegabili, se non per motivi di produzione, che vanno a danneggiare molti personaggi, scritti frettolosamente e in modo bidimensionale, come semplici comparse.

Scene tagliate come la Battaglia di Hogwarts, la scena dell’Infermeria e il funerale di Silente comportano, all’interno della pellicola, un vuoto narrativo che porta alla creazione di scene ad hoc sostitutive e aggiunte per ricreare la giusta atmosfera, come il ben noto Attacco alla Tana.

HP6-FP-00102 (L-r) NATALIA TENA as Nymphadora Tonks, JULIE WALTERS as Molly Weasley, MARK WILLIAMS as Arthur Weasley and DAVID THEWLIS as Remus Lupin in Warner Bros. Pictures’ fantasy adventure “Harry Potter and the Half-Blood Prince.”

Parliamone. Il controverso Attacco alla Tana meriterebbe una sezione a sè ma cercheremo di spiegare brevemente ciò che questa sequenza comporta e perchè sia al contempo inutile ai fini della trama ma indispensabile – visti i tagli operati in fase di stesura della sceneggiatura – al ritmo del film. Come può una scena essere al tempo stesso vitale e totalmente da scartare?
Partiamo col dire che, vista la decisione di TAGLIARE sia il funerale che la battaglia finale presente nel libro, era indispensabile sia presentare e inserire alcuni personaggi (i Weasley, Tonks, Lupin, Greyback) sia creare RITMO e una sensazione di PERICOLO.

Come spiegato dallo stesso Yates infatti:

Prima di tutto, si sentiva la necessità, a metà della storia, di introdurre un elemento di pericolo. Non esiste nel libro ma, mentre la sceneggiatura era in fase di stesura, ci siamo resi conto che c’era molta leggerezza e commedia e, da un punto di vista del ritmo, stava durando troppo. Inserire del pericolo esattamente nel mezzo serviva a ricordare che il mondo, aldilà delle mura di Hogwarts, era un posto davvero pericoloso.

Si è rivelata quindi una scelta forzata ma indispensabile visto che, come sappiamo, avendo completamente tagliato la battaglia di Hogwarts, la scena dell’infermeria e avendo attenuato la presenza di auror nel castello a sorveglianza delle mura, questo fantomatico sentimento di “pericolo” sembrava inesistente.

Battaglia tagliata, come dichiarato da David Heyman, produttore della saga, perchè:

Il motivo per cui abbiamo tagliato la Battaglia di Hogwarts è perchè ce ne sarà un’altra nel settimo film (ancora non era ufficiale la decisione di dividere la pellicola in due parti nda) e cerchiamo sempre di evitare ripetizioni come questa.

Scelte come queste, tagliare e aggiungere, togliere pericolo e aggiungere pericolo, selezionare in modo errato cosa trasporre di un libro e cosa no, portano ad inevitabili problemi di continuità che, purtroppo, in Harry Potter si risolvono spesso con scene scritte da Kloves come tappabuchi e mero fan service per dare qualche contentino i lettori.

Cosa intendiamo per fanservice? Beh, per esempio l’intera faccenda dell’identità del Principe Mezzosangue: per niente affrontata nel film ma che da’ il titolo al capitolo in questione e che i lettori conoscono, risolta quindi in pochi secondi con la rivelazione di Piton e con le parole presa direttamente dal libro (“Tu osi usare i miei incantesimi contro di me? Sì, Potter, io sono il Principe Mezzosangue”). Una scena che non aveva i presupposti per esistere nel film (Piton non dà mai segno di sapere che Harry possieda il suo manuale di Pozioni) ma che DEVE essere inserita per forza di cose e che risulta, quindi, frettolosa e confusionaria, tanto che molti spettatori non lettori sono rimasti confusi dall’intera faccenda.

Yates si era espresso in merito in seguito ad alcune perplessità dei fan e dei non lettori:

E’ praticamente tutto nel film, con la memorabile scena sulla collina. È vero, forse avremmo dovuto spiegarlo meglio. […] Il film si intitola “Il Principe Mezzosangue” e abbiamo semplicemente scoperto chi è.

Stesso dicasi per la storia d’amore tra Lupin e Tonks (personaggio appena introdotto e che quindi lo spettatore medio fa fatica a ricordare), inserita senza nessuno dei presupposti che troviamo nei libri che la rendevano tanto significativa, così come il personaggio Fenrir Greyback, giusto per dare un contentino ai lettori e perchè, come vuole la trama, i personaggi saranno poi rilevanti e ricorrenti nei film successivi.

In questo senso, vista la decisione a posteriori di tagliare i Gaunt e la loro poca rilevanza l’interno di una trama già difficile e complicata da adattare, il taglio dei ricordi sulla nascita di Tom Riddle e delle sue origini appare sensata e giustificata – nonostante Steve Kloves ne volesse inserire di più. Non è, ripetiamo, inserendo TUTTO quello che c’è nei libri che si fa un buon adattamento.

Inserire frasi, accadimenti, personaggi e storyline dai libri non rilevanti ai fini della trama e senza costruire un giusto background di base e di fondo crea solo confusione, serve ad accontentare i lettori ma uccide la coerenza e narrazione interna dei film, serve a creare un prodotto fruibile solo da noi lettori, al contempo delusi dai tagli ma esaltati dalle parti inserite “prese esattamente dai libri”.

Non sarebbe invece stato molto più coraggioso operare drastiche scelte in fatto di tagli e adattamento in modo da escludere sì grandi porzioni di ciò che accade nel materiale cartaceo, in favore però di un film più godibile, più lineare e chiaro e tecnicamente superiore, fruibile dal fan e da chi si approccia per la prima volta a questo mondo? Non sarebbe stato meglio creare un prodotto che rispettasse sì lo spirito della controparte cartacea ma che funzionasse anche come valido film a sè?

IN CONCLUSIONE

Tutto questo dovrebbe far capire a tutti noi fan e non solo quanto complessa sia la produzione dietro ad ogni singolo prodotto cinematografico, specialmente di prodotti di una portata pari a quella della saga di Harry Potter. Iniziare una vera e propria caccia alle streghe è del tutto inutile, le responsabilità in merito alle scelte di produzione sono molteplici e imputabili e diverse personalità per svariati motivi che molte volte conosciamo ma altrettante volte rimangono nell’ombra. 

Incolpare Yates o qualsiasi altro regista della saga perchè “non hanno inserito Pix” o perchè “manca la scena in cui l’elfa domestica Winky piange” o perchè “noi volevamo vedere la scena del complemorte di Sir Nicholas” è del tutto inutile ai fini di quello che è il risultato finale e complessivo di ciò che vediamo sul grande e piccolo schermo, sono questioni e dettagli minimi che a livello di adattamento e trasposizione è giusto che non trovino posto e vengano tagliati. 

snape

L’unica cosa che possiamo fare è guardare i film come fan, preferirne uno ad un altro, apprezzare la regia di Columbus piuttosto che quella di Cuaròn, possiamo analizzare a livello tecnico le problematiche per cercare di capire come mai alcuni film siano più riusciti di altri, provando a capire cosa è andato storto nel complesso processo di produzione.

E, per quanto riguarda il Principe Mezzosangue e per quello che mi riguarda, possiamo solo immaginare cosa sarebbe potuto essere se solo si fosse lasciata più libertà creativa e artistica agli addetti ai lavori e se il film avesse assecondato le ottime premesse. 

Ora vado a prepararmi alla visione riguardandomi “In Noctem“, chiedendomi come mai abbiano tagliato la scena forse più significativa di tutto il film, perdendomi nello sguardo del Principe Mezzosangue, conscio del fardello di cui si fa portatore e pronto a compiere il suo destino.