La Storia dei Tre Fratelli

Ad un certo punto nel film, ad Hermione viene chiesto di leggere ad alta voce una storia tratta dalle Fiabe di Beda il Bardo. Il racconto narra la vicenda di tre oggetti magici – i Doni della Morte – che garantiscono a chi li possiede il potere sulla Morte. Per trascinare il pubblico in questo racconto-nel-racconto, la produzione ha avuto l’idea di realizzare un interludio animato per rappresentare graficamente gli eventi narrati da Hermione. Il regista David Yates ha parlato in breve del progetto rivelando da chi è partita l’idea:

“E’ iniziato tutto con Stuart Craig (lo scenografo dei film di Harry Potter) a cui è venuta l’idea di questi magnifiche ombre di burattini. Abbiamo trovato un tipo davvero in gamba di nome Ben Hibben. E’ un animatore molto dotato, abbiamo adorato il suo lavoro e così abbiamo deciso di sviluppare con lui l’idea dei pupazzi d’ombra. Ben si è assunto l’incarico di supervisionare per noi la progettazione ed è tornato con un lavoro eccellente. E’ un uomo davvero brillante.

Il risultato è una bellissima sequenza di quasi tre minuti diretta da Ben Hibon e realizzata da uno staff di 37 abili componenti. Ben, a tal proposito ha dichiarato:

Le cose più importanti da curare erano l’aspetto e l’atmosfera perchè non c’è mai stata una sequenza animata nei film di Harry Potter. Questo era un bel punto interrogativo quando incontrai per la prima volta David Yates, il regista. Cercammo di definire il look pensando: “Che aspetto ha il mondo di Harry Potter quando è animato?”. Era importante, inoltre, non spezzare il ritmo del film. E dal momento che non avevo ancora visto la pellicola dovevo continuamente sentirmi con David per discutere dell’aspettativa di quel momento. Dopo una lunga serie di film sembrava doveroso trovare una motivazione valida per quello che stavamo facendo per non apparire autoindulgenti. Ma non è stato affatto così. La ragione di creare una scena animata — il bisogno di infrangere la formula canonica di narrazione — era nella nostra testa fin dall’inizio. Non si trattava di creare un artificio fine a se stesso ma di trasportare il pubblico in una storia. Credo ci fosse il bisogno di quello stacco. Harry, Ron e Hermione avevano bisogno di un rifugio. Si tratta di una fiaba magica letta da Hermione, accogliente e confortevole.

Quando incontrati inizialmente David e Stuart Craig, lo scenografo, mostrai loro una serie di immagini tra cui la nostra fonte primaria, Lotte Reiniger, per il suo stile d’animazione fatto di sagome tagliate a mano. Si trattava qualcosa di semplice e graficamente attraente, cosa che ha entusiasmato David. Ero così affascinato dal teatro d’ombre asiatico e i burattini che fondere le due cose assieme sarebbe stato grandioso. C’era ancora qualcosa che mi inibiva però. Utilizzare qualcosa di piatto avrebbe spezzato il ritmo del film e quindi era importanente conservare il linguaggio visivo e la dinamica del film.

Il supervisore Dale Newton ha poi aggiunto:

“Lo stile della sequenza è stato influenzato dai lavori di Lotte Reiniger, un animatore di pupazzi in stop-motion tra il 1929 e il 1950; un’altra influenza più diretta è stata la tradizione di teatri d’ombra molto diffusa in India e in Oriente. Le influenze hanno apportato semplicità e spontaneità allo stile visivo. Ben, però, ha voluto aggiungere un tocco sofisticato tipico del cinema moderno, narrando la storia in un’unica sequenza fluida“.

Lavorando attraverso il software Maya, Hibon e Newton hanno creato i personaggi della storia, emulando la rigidità e le movenze delle figure intagliate da Reiniger tant’è che Newton ha dichiarato:

“Il nostro intento era dare vita ad uno stile con un linguaggio visivo omogeneo che legasse insieme i vari elementi della sequenza – personaggi, luoghi e effetti visivi. Sebbene i vari elementi dovessero funzionare singolarmente come figure facilmente riconoscibili doveva far da padrona una ricchezza di dettagli, in modo da poter evidenziare l’oggetto del nostro interesse solamente quando necessario.

Gli sfondi sono stati basati su texture fotografiche digitali di carta retro illuminata, stratificata così da creare profondità e opacità. La sequenza è così dettagliata e intricata che ci sono voluti sei mesi per realizzarla. Tutte le energie sono state riposte nella pre-produzione, e in particolare nella progettazione di tutti i personaggi e dei giochi di luce che avrebbero conferito alla sequenza l’atmosfera e l’aspetto giusto. Ciò andava tradotto in qualcosa che potesse funzionare senza risultare statico.

“Ben ha adorato il modo in cui i burattini cinesi della tradizione fossero caratterizzati da una superficie translucida. Uno dei nostri grafici ha creato una ‘nebbia’ tridimensionale che ci ha permesso di integrare i vari oggetti perfettamente permettendo così all’inquadratura mobile di spostarsi nello spazio senza problemi. Per incrementare ancora di più la granulosità e la plasticità, gli animatori hanno reso i personaggi vibranti e scabrosi.

A causa della lunga durata delle sequenze , la simulazione delle vesti della Morte e dell’abito della posa sono risultate impegnative. L’intento, nel caso della Morte, era dare vita ad un movimento etereo fuori dal comune che risultasse naturale in questo mondo stravagante. I produttori hanno deciso poi di dare agli abiti dei maghi un aspetto tipico dei burattini rigidi in modo da distinguerli dalla Morte.

Martin Aufinger ha fatto uso del software Houdini per la sequenza della creazione del ponte magico. Per conferire al tutto un ulteriore aspetto granuloso e artiginale lo staff ha cercato di ridurre il numero di fotogrammi al secondo. A causa di inquadrature dinamiche, tuttavia, ciò non è stato possibile.

“Ad un certo punto abbiamo pensato di usare l’animazione a 2 [che consiste nel duplicare ogni fotogramma riducendo il framerate] ma non era possibile a causa della mobilità della cinepresa. Cercavamo di fare il possibile per comunicare con il linguaggio del corpo visto che non era possibile farlo con l’espressione del viso, trattandosi di sagome” ha dichiarato Hibbon.

Il color seppia è stato aggiunto da Simon Borune che ha lavorato con il software Baselight alla gradazione colori. Ciò ha dato al regista più liberta di creare immagini forti e dramatiche che è stato possibile camuffare tramite una appropriata correzione del colore.

La produttrice degli effetti visivi del film ha dichiarato che la sequenza è stata subito approvata dal regista David Yates e dai produttori della Warner Bros, chiaramente entusiasti.  Dale Newton, a tal proposito ha dichiarato:

Il film ci ha dato la grande opportunità di dare vita a effetti visivi di maggiore spessore. Questa sequenza ci ha proposto un diverso tipo di sfida — Come si fa a creare una sequenza animata dall’aspetto delicato e cartaceo utilizzando la CGI (Computer Grafica)? Come si creano personaggi poetici protagonisti di una storia drammatica utilizzando soltanto ombre e forme? Più che una sfida in termini di effetti visivi, si è trattato di un viaggio alla scoperta di nuove doti creative.

Il risultato finale è una storia nella storia, stilisticamente diversa, ma coerente con lo spirito della storia che il film ci svela.