Animali Fantastici 3: il duello tra Grindelwald e Silente tradisce il canone? La risposta è nel Patto di Sangue

Di questo non posso essere sicuro”.
“Faccia una supposizione, allora” suggerì Harry, e Silente rise.
– Harry Potter e i Doni della Morte

Citazione non a caso, questa in testa all’articolo. Stiamo infatti per abbandonare la terraferma delle certezze per addentrarci nel mare più torbido delle supposizioni, il tutto al fine di risolvere (o almeno provarci) uno dei misteri più grandi di Animali Fantastici – I Segreti di Silente.

Sono tanti gli interrogativi che emergono dopo una prima visione (ma anche dopo una seconda e una terza, nel caso dell’autore) della nuova pellicola targata Wizarding World e, forse mai come in questo caso, si avverte la mancanza di un libro di fondo, di solide fondamenta di carta e inchiostro da cui attingere tutte le informazioni necessarie per la piena comprensione di diversi argomenti chiave.

Complice una sceneggiatura pesantemente riscritta a seguito delle lamentele del pubblico riguardo la complessità del secondo capitolo del franchise, complice anche la visione fin troppo semplicistica e a tratti “piatta” della mano di Steve Kloves, questa opera lascia molto spazio alle speculazioni e alle varie interpretazioni. Il che non è necessariamente un male.

Interviste, libri, fonti e una valigia incantata e straripante di amore per la saga alla mano, allora. Partiamo!

Ne I Crimini di Grindelwald veniamo a conoscenza di uno spaccato del passato tra Albus Silente e Gellert Grindelwald che già dal suo esordio ha diviso nettamente le opinioni dei fan: il Patto di Sangue.

Mossi da qualcosa di molto più forte, e purtroppo a tratti pericoloso, di una semplice amicizia (pur non sapendo se i sentimenti di Albus fossero ricambiati, sappiamo già da ottobre 2007 che il futuro preside di Hogwarts fu in gioventù innamorato di Gellert Grindelwald), i due giovani maghi sono uniti da uno scopo. Essi vogliono infatti cessare la segregazione magica, uscire dallo stato di clandestinità, trovare i Doni della Morte – vera e propria ossessione per Grindelwald, come testimoniato dal simbolo che adotta come vessillo – e sottomettere la società Babbana. Il tutto, ovviamente, per un Bene Superiore.

A suggello di questa unione, politica e sentimentale, c’è una promessa: quella di non muoversi mai l’uno contro l’altro. Stipulano quindi un Patto di Sangue. L’idillio però termina così come termina quell’estate di sogni e ambizioni.

Ariana, la sorella più piccola dei Silente, in quanto Obscuriale ha bisogno di cure e attenzioni e non potendo contare sulle premure dei suoi genitori (Percival è rinchiuso ad Azkaban e Kendra è da poco rimasta mortalmente ferita da uno degli eccessi della figlia), toccherà proprio ad Albus garantirne la tutela. Entra quindi in gioco Aberforth, il fratello mezzano, un giovane sporco, ignorante e perennemente arrabbiato, che non manca di ricordare al fratello maggiore quali sono i suoi doveri, impedendogli di fatto di non partire e tarpando così le sue ali di gloria.

Tra i due scoppia una lite che sfocia in un duello, duello a cui prende parte anche Grindelwald. Grindelwald scaglia una Maledizione Cruciatus su Aberforth, e attirata dalle grida e dai lampi delle maledizione, arriva Ariana. Scossa da quella magia che lei ha sempre tentato di reprimere e preoccupata per la sorte del suo fratello preferito, decide quindi di mettersi in mezzo, perdendo la vita a causa di una delle maledizioni scagliate dai giovani maghi.

Ad oggi non sappiamo chi ha lanciato il sortilegio per lei fatale, e come noi non lo saprà mai nemmeno Albus Silente: proprio per paura di scoprire la verità, lui eviterà a tutti i costi ogni incontro – e scontro – con Gellert Grindelwald finché non sarà inevitabile, nel 1945, anno in cui sappiamo che vincerà e otterrà la Bacchetta di Sambuco, vivendo comunque una vita fatta di solitudine e rimorso per ciò che è accaduto ad Ariana. Un rimorso da cui non troverà mai sollievo.

Ne I Segreti di Silente Gellert e Albus però non solo si incontreranno, ma si scontreranno in un duello che in realtà, secondo il canone, non dovrebbe esistere. Come è possibile?

Entrano allora in nostro soccorso le supposizioni ed alcune dichiarazioni interessanti rilasciate da chi il film l’ha diretto.

Come funziona il patto di sangue?


Conosciamo davvero molto poco riguardo le leggi magiche che gravitano attorno al Patto di Sangue, essendo questa la prima volta che nel Mondo Magico ce ne viene presentato uno.

Sappiamo soltanto che la sua stipulazione avviene grazie a un tributo di ambo le parti, una goccia di sangue, e che, a differenza di un Voto Infrangibile, la sua magia si incarna in un oggetto, una fiala, a suggello del patto stesso. Sappiamo anche che è molto complicato, se non quasi impossibile, sciogliere un Patto di Sangue e che tale giuramento fa sì che le due parti non possano nuocersi, attaccarsi o ferirsi a vicenda, pena la morte di chi attacca.

È singolare però il tipo di magia che viene impiegato nella creazione di questo artefatto e, almeno in quello creato da Silente e Grindelwald, due sono le forze in gioco. Forze tra le più forti presenti in magia: il Sangue e l’Amore.

Già nella saga di Harry Potter veniamo a conoscenza della potenza che esercita la magia del sangue, dal sacrificio di Lily (intrecciando saldamente la magia del sangue a quella sopracitata dell’amore) alla reincarnazione di Lord Voldemort, e vediamo proprio come l’unione sanguinea tra Potter e Riddle tenda a rafforzare e a stabilire un legame ancor più potente tra le due menti, oltre che tra le due anime.

Torna ad essere protagonista di tutto questo anche, appunto, l’amore: non sappiamo cosa effettivamente mosse Grindelwald a stipulare un Patto di Sangue con Silente, se provasse un forte sentimento nei suoi confronti o se semplicemente tentasse di sfruttarlo pur temendone le abilità di poco superiori, ma è ormai chiaro a tutti che il movente di Albus è sempre stato solo uno, l’amore incondizionato provato per il giovane Gellert.

Ed ecco quindi come tutto acquisisce un senso più profondo, come una magia tanto antica quanto complicata da analizzare torna ad acquisire forza, mostrandoci ancora una volta come nel mondo creato da J.K. Rowling le formule magiche e gli sventolii di bacchetta non possono bastare, come tutto sia determinato da una forte intenzione e da una solida volontà. Nel bene come nel male, non sono solo le Maledizioni Senza Perdono a rientrare nella categoria del “devi volerlo”.

Un Patto che vede luce grazie all’unione di Amore e Sangue non può che essere estremamente potente: la connessione tra Grindelwald e Silente è più forte che mai, essendo i due maghi uniti sì nel sentimento ma anche, appunto, nel sangue.

Non abbiamo certezze su quanto questo possa effettivamente influire e funzionare da collegamento spirituale o mentale tra i due, eppure una volta analizzate le fonti della magia alla base del Patto di Sangue, tutto sembra avere senso in un modo del tutto elettrizzante.

Un amore potente come quello di tua madre lascia il segno. […] Essere stati amati tanto profondamente ci protegge per sempre, anche quando la persona che ci ha amato non c’è più. È una cosa che ti resta dentro, nella pelle.”

L’incontro tra Albus Silente e Gellert Grindelwald

Come tutti gli appassionati sanno, l’incontro (e lo scontro) effettivo tra Silente e Grindelwald non avverrà prima del 1945.
Per paura di scoprire la verità sulla morte accidentale di sua sorella Ariana, Albus posticiperà fino all’inevitabile lo scontro col suo vecchio amico e amante.

Allora perché loro già si incontrano ne I Segreti di Silente, quindi quasi quindici anni prima del loro duello canonico? Silente non ha paura di sapere la verità per mano di Grindelwald?

Ecco che ancora una volta ci viene in soccorso il Patto di Sangue: Grindelwald non può dire la verità a Silente fintantoché il Patto è attivo e funzionante. Non potendo scegliere di voler ferire Albus senza avere ripercussioni tragiche anche su di sé, Grindelwald è quindi vincolato dal loro legame magico a non poter dire nulla della notte in cui è morta Ariana.

D’altronde quella è la paura più grande di Albus Silente, e la verità a riguardo potrebbe causargli un tracollo mentale non indifferente (basta vedere le sue reazioni nel capitolo 26 de Il Principe Mezzosangue), facendolo soffrire molto più che con una Maledizione Cruciatus.

Come analizzato nel paragrafo precedente, il Patto mette in connessione le due menti (o le due anime) degli stregoni e quindi sia la scena di apertura del film, con Silente e Grindelwald in una sala da tè Babbana, che il duello finale avvengono e contemporaneamente non sono avvenute mai.

Il tutto accade in un limbo, una sorta di mondo/sogno in cui il tempo sembra essere sospeso e dove hanno accesso solo coloro che hanno stipulato questa potente unione di sangue, ovvero Albus e Gellert.

A riprova di ciò, il regista David Yates ha infatti dichiarato per il giapponese The River:

Stavamo cercando di risolvere eventuali incongruenze con la mitologia dei libri. Tutta il rapporto in generale tra Silente e Grindelwald è presente nella cronologia della saga di Harry Potter di Jo [Rowling], dove l’incontro finale tra i due, soprattutto il duello finale, è parte del canone ed è ambientato dopo questo film.

Yates ha così chiesto a J.K. Rowling di fare in modo che i due si incontrassero prima:

Volevo che apparissero insieme così da far capire meglio la loro relazione al pubblico. Per farlo, quindi ho creato un linguaggio visivo per evidenziare che il posto in cui sono [Grindelwald e Silente] scompare e diventa un mondo fatto solo per due persone.

Nella storia raccontata in questo terzo film, quindi, i personaggi si incontrano in un mondo interamente loro impossibile da vedere dall’esterno:

Nella mitologia di Harry Potter l’incontro e i conflitti succedono dopo, mentre in questo film ho deciso di rappresentarlo come se stesse succedendo in un mondo di sole due persone.

È anche curiosa la simbologia del limbo stesso. Ancora una volta il mondo “tra i mondi” ci viene rappresentato come uno spazio interamente bianco, lo stesso colore della King’s Cross dell’aldilà (capitolo 35 de I Doni della Morte), seppur per altri motivi e con altri significati. È altresì curioso notare come quello sia proprio il colore di Silente e sia infatti a lui legato: Albus deriva dal latino e significa proprio “bianco”.

La distruzione del Patto di Sangue


Un ulteriore elemento che manca di chiarezza, grazie anche ad un riadattamento in italiano che perde lievemente una piccola sfumatura rispetto all’originale, è il motivo della distruzione repentina del Patto di Sangue.

Come è stato mai possibile infrangere un incantesimo così potente e in così poco tempo?

Anche qui bisogna analizzare le intenzioni dei personaggi: “He sought to kill, I sought to protect”, dice Silente a Newt, ancora in Buthan.
“Lui ha cercato di uccidere, io ho cercato di proteggere”. [N.d.A.: nel riadattamento cinematografico la traduzione adottata è “Lui voleva uccidere, io volevo proteggere”]

Il Patto riconosce nelle intenzioni di Grindelwald l’odio e il livore, mentre in quelle di Silente il sacrificio. Gli incantesimi dei due maghi cozzano l’uno contro l’altro, ma non nell’intento di ferirsi vicendevolmente. Grindelwald cerca di uccidere Credence con quello che è molto probabilmente un Anatema Che Uccide, mentre Silente scaglia il suo incantesimo difensivo come ultima speranza a protezione di un ragazzo ormai ferito e disturbato, un essere infinitamente debole e indifeso.

Albus e Gellert riescono quindi a scontrarsi pur senza infrangere le leggi del Patto di Sangue, e questo ne causa la distruzione.
È interessante vedere come la distruzione del Patto stesso equivalga anche al progressivo svanire del “limbo”, che sembra perdere colore, forma e definizione man mano che la fiala compie la sua caduta a terra, spezzandosi per sempre.

In conclusione, ancora una volta un film del franchise ha diviso a metà le opinioni di fan e appassionati. Come ogni prodotto commerciale, anche I segreti di Silente non è esente da errori, e può piacere come può piacere meno. L’appello di Portus è però quello di commentare e condividere pareri sempre in modo costruttivo, senza necessariamente spargere più veleno di un esemplare di Acromantula: l’odio cieco e aprioristico non serve a nulla, né a chi ne secerne e nemmeno a chi è costretto a riceverlo. Solo insieme si può crescere e migliorare, e questo non ha a che fare solo col Wizarding World.

Invitiamo quindi tutti voi a formulare un pensiero critico esente da pregiudizi o influenze esterne poco edificanti. Per voi, per noi e per il futuro del brand che ci ha fatto sognare e che continua a farlo dal 26 giugno 1997.

D’altronde per essere un perfetto cineasta, così come un perfetto autore, è necessario studiare tutta la vita, senza eventualmente nemmeno riuscirci.

Per essere esseri umani migliori, invece, ci vuole molto meno.

Per il Bene Superiore.